ANNO 14 n° 119
Proust in cucina, Karma Chameleon
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19/01/2015 - 02:00

di Massimiliano Capo

VITERBO - Mi ha scritto la ragazzina dai capelli rossi e mi ha chiesto un suggerimento per i suoi compiti d’inglese. Doveva scrivere una cosina su una città italiana e ha scelto Bologna.

Io a Bologna ci sono stato tante volte e mi è sempre piaciuta.

Bologna è una bella città. Ha la più antica università del mondo.

Ha i portici e tutti vanno in bicicletta. Ha un bel colore arancio scuro e profuma di cibo.

A Bologna quando ci sono andato faceva sempre freddo. Una volta anche freddissimo.

Sotto i portici fa meno freddo e la gente cammina svelta con i cappelli di lana in testa.

A Bologna ci hanno lavorato i più grandi fumettisti degli ultimi 40 anni, quelli con cui sono cresciuto, quelli che prima pagare e poi lavorare.

A Bologna nel 1977 hanno fatto le barricate e si sono tirati le pietre e qualcuno è morto e altri hanno sorriso. Molti hanno pensato a come si poteva stare meglio e alla fine di molte di quelle cose sono rimaste solo le foto e i romanzi e i saggi di Tondelli.

A Bologna c’è il Dams e quasi tutti giravano lì intorno.

A Bologna c’erano Freak Antoni e i suoi Skiantos. E poi anche gli Stadio. Anche Lucio Dalla. Anche Luca Carboni. Anche il buon vecchio Guccini con la voce inconfondibile e le canzoni tutte uguali.

Il prossimo weekend a Bologna ci sarò anche io. Un mio piccolo video sarà mostrato in quel di Setup, per gentile concessione della Galleria 3)5 Arte Contemporanea e con la cura di Serena Achilli.

L’operina si chiama Karma Chameleon come la canzone anche se la canzone non c’entra nulla anzi sotto si sente l’Adagio for strings di Barber e io faccio le pernacchie con una trombetta.

Sì, lo so, così fa cacare ma vi assicuro che è bello.

Quindi, miei cari venti lettori, se non sapete cosa fare, saltate su un treno e venite e trovarmi, io sono là.

Mentre penso a Bologna mi capita per le mani un pezzo di John Berger, anzi un pezzo su John Berger scritto da Maria Nadotti.

John Berger è stato anche protagonista di un documentario-racconto girato da Gianni Celati che si intitola Case Sparse ed è meraviglioso.

Berger che è uno scrittore, filosofo, storico, poeta, ha scritto, tra le altre cose, un librino che ha un titolo bellissimo: E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto.

Comincia come una lettera d’amore e disegna un percorso tra le domande, quelle con la d maiuscola, della nostra vita. Un percorso che alterna generi e riferimenti, erratico e senza un centro preciso che non sia quel noi inclusivo del titolo.

A un certo punto Berger scrive: “Prima di incontrarti, non sarei stato in grado di dare un nome alla trasformazione che stava avvenendo…”

Il -ti è la persona amata, incontrata in ragione di quelle misteriose energie che ci guidano.

Scrive Maria Nadotti: “Così, nell’osservare un angolo di natura e nell’assistere al misterioso trascolorare delle cose, Berger registra in queste pagine l’inaspettato reagire del proprio corpo alle variazioni della luce e dell’aria, riconoscendo nel ‘movente amoroso’ la causa di una sua radicale e diffusa alterazione percettiva. Tra l’osservatore e la cosa osservata, per una sorta di straripamento affettivo, si è rotto il vincolo di contiguità. Chi guarda cessa di essere accanto alla cosa guardata e ad essa esterno. L’empatia lo risucchia in un vortice che, da osservatore a distanza e testimone, lo mette in relazione attiva e partecipante con ciò che ha intorno e davanti.”

In questa dimensione alterata, espansa, diffusa sta la grandezza di quel noi iniziale.

Nella capacità di tenerci dentro, l’uno all’altro.

“L’amore ridisegna il perimetro della realtà, perché cambia lo sguardo dell’innamorato e ne modifica interamente le sensazioni fisiche e mentali. Lo sguardo amoroso scorteccia il contorno delle cose perché aspira al profondo, al sotto. E allo stesso tempo ne accarezza la superficie, fino a che nn riesca ad imprimersi nella memoria delle dita”.

Ecco, e allora io adesso penso a Baglioni e al suo ‘seguire il suo profilo con un dito’ e a quella canzone manifesto di ogni amore folle che è ‘E tu’ e perché non suoni troppo originale è lo stesso Berger a dire di aver scritto il suo libro “come una canzone d’amore, perché sul ritmo della musica le parole vanno a depositarsi nella memoria e a lavorare in profondità”.

E io di amore folle ho voglia così come delle lasagne al forno con le verdure d’autunno di mamma SIlvana.

Ingredienti per 8 persone

Per il ragù di verdure

2 porri

½ zucca

1 piccolo cavolfiore

30g di burro

4 foglie di salvia

1 o 2 bicchieri di brodo vegetale

sale e pepe q.b.

 

Per la besciamella

75g di burro

750ml di latte

1 cucchiaino di sale fino

75g di farina

1 pizzico di noce moscata grattugiata

100g di gruyere grattugiato

 

Per le lasagne

500g di pasta fresca per lasagne

100g di parmigiano grattugiato

fiocchetti di burro

 

Per il ragù di verdure:

Eliminate la parte verde dai porri, tagliateli a metà, sciacquateli sotto l'acqua corrente e affettateli finemente. Togliete semi e filamenti dalla zucca, affettatela, pelatela e tagliatela a cubetti di 1 cm. Dividete il cavolfiore a cimette.

In un tegame su fuoco medio, sciogliete il burro con la salvia. Rosolatevi le verdure per 5 minuti, aggiungete 1 bicchiere di brodo vegetale, regolate di sale e stufate per 10 minuti circa, aggiungendo altro brodo se necessario. Vorrete un sughetto fluido, ma non troppo liquido. Aggiungete una macinata di pepe e regolate di sale.

Per la besciamella:

Portate a leggero bollore il burro con 300ml di latte in una pentola su fuoco medio. Nel bicchiere di un frullatore a immersione, versate il restante latte, 1 cucchiaino di sale e la farina. Frullate e versate nel pentolino. Mescolate bene e riportate a bollore. Fate sobbollire per 5 minuti, mescolando spesso. Togliete dal fuoco, regolate di sale, aggiungete la noce moscata e il gruyere. Mettete da parte.

Per le lasagne:

Sbollentate la pasta e mettetela ad asciugare su dei canovacci.

Imburrate una pirofila lunga circa 26cm e larga 20cm. Stendetevi un velo di besciamella e ricopritela con uno strato di pasta. Distribuite un poco di besciamella, nappatela con un po' di ragù e spolverizzate con il parmigiano.

Proseguite a strati di pasta, besciamella, ragù e parmigiano, fino ad esaurimento degli ingredienti. Completate con uno strato di besciamella, una spolverizzata di parmigiano e dei fiocchetti di burro.

Cuocete a 180°C per 35 minuti circa, fino a quando le lasagne saranno gonfie e dorate in superficie.

Lasciate raffreddare 10 minuti, coperte con carta stagnola, prima di porzionarle.

Servitele ben calde.





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